“Stardust Memories”
1980: Stardust Memories di Woody Allen
Il decimo film del grande regista, cerebrale e raffinato, particolarmente bistrattato in Usa perché “in un eccesso di autobiografismo esprimeva ostilità nei confronti del pubblico e della critica” (Andrea Uxo).
Un Woody Allen del 1980 ovvero di un tempo in cui Woody aveva qualcosa da dire e lo diceva splendidamente. Dimenticando ciò che ha realizzato nell’ultimo decennio, un vero e proprio genio del cinema (i cui film, scrive MyMovies, “sono una delle cose per cui vale la pena vivere”) che qui firma uno dei suoi lavori più discussi. Stardust Memories appartiene al suo «filone serio», quello di Interiors Settembre Un’altra donna Alice, ma la fonte di ispirazione questa volta non è tanto Bergman quanto Fellini. Tutto il film è un intelligente e arguto omaggio a 8 e mezzo e a La dolce vita. Stardust Memories ne rievoca l’atmosfera, le immagini, le inquadrature, la trama, i personaggi grotteschi e alienanti… eppure miracolosamente riesce ad essere un film personalissimo in cui ritroviamo il meglio di Woody: arguzia e intelligenza a profusione, dialoghi serratissimi (tra il comico e il drammatico) con battute imperdibili e indimenticabili, magnifica conduzione degli attori, splendida fotografia in bianco e nero, colonna sonora strepitosa (che spazia da “Just One of Those Things” e “Easy to Love” a “Three Little Words”, da “Brazil” a “Body and Soul”, da “Sweet Georgia Brown” a “Moonlight Serenade”… e naturalmente “Stardust”).
“Allen non fa altro che mostrare ai suoi spettatori ciò che avviene nella sua mente, un bilancio di quello che ha realizzato e la previsione di quello che probabilmente farà. Un work in progress, dunque, sapientemente costruito sull’alternarsi di fantasia e realtà…”, scrive giustamente Daniele Sforza. Ma il film non è solo questo: è soprattutto una profonda riflessione sull’essere umano e sui nostri tempi che a trent’anni di distanza non ha perso un briciolo di attualità.
Un mirabile intreccio di realtà-memoria-finzione filmica che fa di Stardust Memories una delle opere più complesse ed ermetiche di Woody, un compendio del suo esistere. Appropriatamente Tullio Kezich osserva: “Ridi, pagliaccio: ma se il pagliaccio non ne ha voglia? C’è una battuta storica, citata in tutte le biografie di Woody Allen: Il più delle volte non mi diverto granché, il resto del tempo non mi diverto affatto». Questa «sindrome di Calvero», già ampiamente illustrata da Chaplin in Luci della ribalta, trionfa in Stardust Memories” .
p.s.
Allan Stewart Königsberg è il vero nome di Woody Allen, pseudonimo in onore del celebre clarinettista jazz Woody Herman.
Stardust Memories fu presentato per la prima volta al Festival di New York del 1980 (il Festival, giunto alla 54° edizione, “…one of the most well known and widely respected competitions on the globe. In 2010, NYF® combined both the Television Programming Awards and the Film & Video Awards, thus creating one of the world’s largest international competitions dedicated to both the TV and film industries”).
luglio 19, 2010 - Posted by cinemaleo | cinema-recensioni | charlotte rampling, cinema, commedia, film, film review, jessica harper, locandina, marie-christine barrault, recensione, recensioni, stardust memories, woody allen
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Un Woody d’annata, imperdibile
Commento di salvatore | luglio 20, 2010
Un film profondo con battute che andrebbero tutte citate. Splendida Charlotte Rampling
Commento di peet | luglio 20, 2010
Tra i film “seri” di W.A. non è il mio preferito ma certamente è un film da vedere
Commento di marcellino | luglio 21, 2010
Sarà piaciuto a Fellini? Io penso di sì
Commento di ines | luglio 23, 2010
Siamo senz’altro nel periodo d’oro di W.A.
Commento di fantasy | agosto 3, 2010