“Un’altra donna”
1988: Another Woman di Woody Allen
“Un film di cristallina semplicità quanto il suo titolo, ma denso di umori angosciosi, è questo ritratto femminile nelle cui fibre serpeggia una sorta di scontentezza epocale” (Il Messaggero). “Un film che ci concede momenti di autentica, grande emozione” (Il Sole 24 Ore).
Con Settembre, Un’altra donna è il film più bergmaniano di Woody Allen, un piccolo gioiello di intensità e profondità che, a distanza di tanti anni, nulla ha perso e che resta uno dei migliori momenti della stagione d’oro del regista: il rimpianto è che non si dedichi più ad opere del genere che gli fanno onore e lo hanno reso una delle personalità più sensibili ed intelligenti del cinema americano.
Sceneggiatura da dieci e lode che scava nell’intimo di una donna per rilevarne la personalità: in meno di un’ora e mezza (con una sintesi da encomio) la protagonista fa un esame della propria vita, analizzandone il sostanziale fallimento e trovando la forza per un possibile riscatto. Una donna che confronta l’immagine che ha di sé con quella che appare ad amici e conoscenti: l’essere e l’apparire che ci riguarda tutti, ci invita a riflettere su noi stessi, ci pone mille inquietanti interrogativi e ci fa chiedere “che cosa sia la memoria, se un dono da custodire o una gabbia da cui scappare” (Giovanni Grazzini).
Bellissima l’idea di incontrare i vari personaggi facendoli agire, senza soluzione di continuità, nella realtà e nella fantasia della donna che mescolando passato e presente fa un vero e proprio esame di coscienza evidenziando rammarico rimorso nostalgia solitudine…
Un’opera che vale più di una visione per meglio assaporarla e apprezzarne l’autenticità.
Come in tutti i film di Woody Allen, Un’altra donna ci regala una bellissima colonna sonora (Erik Satie, Mahler, Bach, Kurt Weill, Cole Porter…) e soprattutto un cast perfetto, nessuno escluso. Formidabile per equilibrio e misura una grande Gena Rowlands, nella sua migliore interpretazione tre anni dopo l’exploit di Gloria (e quanto diversa! eccezionale la sua capacità di trasformarsi…).
p.s.
un plauso alle immagini dell’operatore bergmaniano Sven Nykvist
Omaggiando Bergman, Allen parla in fondo di sè e delle sue crisi. Un film che ancora oggi ha molto da dire.
Commento di giorgina | febbraio 6, 2010
Sicuramente è il lavoro più complesso di W.A. con al centro la psicanalisi, vero “motore” del film. Una acuta analisi intimista in cui molti di noi possono ritrovarsi. Gena Rolands dimostra ancora una volta di essere una delle migliori attrici del cinema americano.
Commento di giusy | febbraio 7, 2010
Il film più maturo e personale di Woody Allen con una magnifica Gena Rowlands: uno dei più acuti ritratti femminili che abbia mai visto.
Commento di garrulus | febbraio 7, 2010
I tormenti e i dubbi che accompagnano l’essere umano nei passaggi cruciali delle loro esistenze raramente sono stati descritti con tale misura e tale sensibilità: bravo Woody!
Commento di bianca | febbraio 8, 2010