Cinemaleo’s Blog

Il cinema è la vita a cui sono stati tolti i momenti noiosi (Alfred Hitchcok)

“Quo Vadis?”

1951: Quo Vadis di Mervyn LeRoy

  

Bistrattato dalla critica, premiato dal pubblico, uno dei più celebri film della Hollywood dei tempi d’oro.

Fu, leggiamo nell’Archivio Rai, “il primo dei grandi film storici che – fra gli anni Cinquanta e Sessanta – proposero agli spettatori di tutto il mondo il fascino delle civiltà antiche”. Opera importantissima per più di un motivo. Fece innanzitutto rinascere la nostra industria cinematografica: “L’incendio che nell’ultima parte del film distrugge Roma, fece, due anni or sono, del tutto risorgere Cinecittà. Subito dopo la guerra il nostro più importante complesso di studi, in parte distrutto, in parte spogliato, si era ridotto a servire da campo di concentramento. A poco a poco tornò a riaccogliere un’attività cinematografica, ma i due miliardi di lire che i produttori americani vi impiegarono per questo Quo Vadis misero gli studi del Quadraro in una efficienza che non avevano mai conosciuta” scrisse il critico Mario Gromo nel 1957. Definì lo stereotipo del kolossal hollywoodiano: l’eroe buono e generoso sempre un attore americano (qui Robert Taylor), l’eroina sempre un’attrice inglese, sinonimo di eleganza e raffinatezza (qui Deborah Kerr), il cattivo un attore europeo, sinonimo di crudeltà e di ipocrisia (qui Peter Ustinov). Quo Vadis? Ebbe infine il merito di creare il fenomeno della Hollywood sul Tevere, fenomeno che trionfò per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta e senza il quale la “dolce vita” non sarebbe stata possibile.

Cinekolossal (il sito specializzato nel genere) così lo recensisce: “Tratto dall’omonimo romanzo del polacco, premio Nobel per la letteratura, Henryk Sienkiewicz (1846 – 1916). Primo kolossal girato dagli americani a Roma nel dopoguerra e distribuito con una campagna pubblicitaria senza precedenti per quel periodo. Costato sette milioni di dollari (fino allora nell’industria cinematografica non si ha memoria di un investimento di simile portata), ne incassò quasi il doppio e pur rimanendo ancorato nel classico cliché demilliano, questo film a detta dei critici di allora, rappresenta quanto più non si era mai visto in una produzione cinematografica.
Sfarzoso, possente, lirico; 20.000 comparse, oltre 100 set, 63 leoni, 7 tori, 450 cavalli, 32.000 costumi realizzati da Herschel McCoy (dei quali ben 11.000 di differente disegno; record tutt’ora imbattuto), mastodontiche ricostruzioni scenografiche, statue gigantesche e fastosi arredamenti (usati in seguito per altri film come Giulio Cesare e La terra dei Faraoni).
Il film parla attraverso sequenze di grande impatto visivo; ciò che conta realmente è l’immagine, spettacolare e maestosa, e di conseguenza prioritaria nella globalità del lavoro. L’incendio di Roma e i giochi circensi, girati da Sergio Leone e Joseph Leo Mankiewicz, rappresentano le scene chiave del film, oltre quella del trionfo, girata in una situazione di caos indescrivibile al punto che occorsero oltre cinquanta battute di ciak per realizzarla. Le sequenze dei leoni e il combattimento tra Ursus e il toro, tra i nodi fondamentali dell’intera pellicola, sono frutto dall’abile mano dell’operatore agli effetti speciali Arnold Gillespie”
.

Indimenticabile il cast. Robert Taylor è  un po’ anziano per la parte ma era da tempo un’icona (dopo il ritiro di Clark Gable dalla MGM ne era diventato il primo attore: negli anni ’50 è nominato da una giuria formata da giornalisti specializzati di tutti i continenti come l’attore di Hollywood più conosciuto all’estero). Deborah Kerr (1), giovanissima e splendente più che mai, è alla prima grande affermazione hollywoodiana dopo tanto ottimo cinema inglese. Peter Ustinov (giustamente premiato con il Golden Globe) è nel ruolo con cui il pubblico lo identificherà per sempre, gigionesco ma con un eccezionale talento. Nel numeroso cast fa bella figura la nostra Marina Berti (e figurano come comparse Sophia Loren, Bud Spencer, Lando Buzzanca).

Un grande spettacolo che mostra in pieno la forza della Hollywood di un tempo, gustabile ancor oggi a distanza di più di mezzo secolo…

scheda

note:

(1) A proposito di Deborah Kerr, interessante il discorso che fa Pino Farinotti sul divismo:  “La prima grande generazione di Hollywood diede un abbrivio strepitoso, mai superato. Quei divi si proposero con identità forti e univoche. “Univoco” è il primo aggettivo, la cifra che li definì… Nei film erano se stessi. Avresti potuto estrarli da un plot, cambiarne il nome e inserirli in un altro. E il paradosso, e anche il miracolo, è che quello non era un limite. Era personalità, era il quanto che li rendeva subito riconoscibili, come subito riconosci un amico. Era il meccanismo della cosiddetta identificazione… Le cose cambiano con la seconda generazione. Attori che non si sarebbero limitati ad essere se stessi, ma avrebbero recitato, si sarebbero “calati”. Fermo restando l’appeal altissimo, sicuro… Così Deborah Kerr, gran signora inglese poteva essere la schiava romana affrancata di Quo vadis? o la malinconica, sensuale moglie trascurata in Da qui all’eternità, indimenticabile in quel bacio nella risacca con Burt Lancaster”.

(2) Nell’edizione originale la voce del narratore è di Walter Pidgeon (all’epoca celeberrimo).

novembre 28, 2009 - Posted by | cinema-recensioni, classici | , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

9 commenti »

  1. Un kolossal che di diritto è entrato nella storia del cinema (anche se la critica, generalmente, lo ha sempre massacrato). Confrontato con quelli di oggi (tutti computer e alta tecnologia) esce vittorioso.

    Commento di dubius | novembre 29, 2009

  2. Un bel “filmone” che si rivede sempre volentieri anche per l’indimenticabile cast.

    Commento di giancarlo | novembre 29, 2009

  3. Tre ore che non annoiano mai ma coinvolgono e appassionano. Spettacolare al massimo, interpreti sopraffini.

    Commento di giannaflower | novembre 30, 2009

  4. Per chi ha nostalgia del cinema di una volta niente di meglio di “Quo Vadis?”, magniloquente e sfarzoso come pochi. Un plauso a tutti gli attori.

    Commento di gianfrancosplit | novembre 30, 2009

  5. la scheda del film nel sito sopra indicato cinekolossal.com è straordinariamente efficace nel descrivere il più famoso kolossal dell’epoca classica

    Commento di giulio | novembre 30, 2009

  6. grande film dai temi sempre validi, spettacolare come pochi se si pensa che all’epoca gli effetti speciali di oggi te li sognavi

    Commento di tony | dicembre 1, 2009

  7. e’ il migliore film storico di tutti i tempi assieme a ben hur
    grandissimi interpreti

    Commento di bobby2 | dicembre 24, 2009

  8. naturalmente ce l’ho in DVD e ogni tanto me lo rivedo: CI SOFFRE LA GRANDIOSITA’, ma che bravura di attori (quasi tutti venivano dal teatro, come la Kerr, Ustinov, Leo Glenn…)
    oggi gli attori sono sempre più inespressivi, forse perchè il pubblico è in gran parte composto da fan dei videogiochi

    Commento di marco1946 | gennaio 26, 2010

  9. Deborah, I love you…

    Commento di fabrizio | novembre 17, 2010


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