“Zatoichi”
2003: Zatoichi di Takeshi Kitano
“Magico film” (Il Sole 24 Ore”), “Un film di raro divertimento” (Repubblica”), “È il suo film più divertito e divertente, il più gratuito forse, ma all’insegna di una libertà fiabesca nella mescolanza dei generi e di un’idea di cinema come fusione di danza, musica, teatro, pittura” (il Morandini): giustamente entusiasta la critica.
Per questo esordio in un film in costume, Takeshi Kitano ha scelto di non utilizzare un suo soggetto ma di ispirarsi alla omonima popolare serie tv giapponese, ricca di 26 episodi in quasi altrettanti anni, tra ’62 e ’89. Il film è comunque interamente “suo”: lo scrive, dirige, gira, monta e interpreta. Il risultato è un lavoro entusiasmante (giustamente premiato a Venezia, 2003), curato in ogni minimo dettaglio: la macchina da presa non sbaglia un’inquadratura, la scenografia è magistrale, gli attori eccellenti.
La trama è quasi banale e sa di già visto tante volte (Zatoichi è un vagabondo cieco che si guadagna da vivere come massaggiatore: nonostante la cecità è un giocatore d’azzardo incallito e soprattutto un letale spadaccino. Durante le sue peregrinazioni finisce in uno sperduto villaggio montano angariato dalla banda di un crudele tiranno locale). Ma ciò che importa è la personale reinvenzione del regista. I personaggi recitano e fingono cose che non sono. Vivono il loro dramma ricorrendo continuamente a piccoli flashback. E sono ricordi che si mescolano al presente: si origina un luogo senza tempo, un vero e proprio palcoscenico di teatro dove i generi più diversi e contrastanti sono mirabilmente fusi. Finzione e realtà, umorismo e solitudine, ironia e violenza, dramma e gag, thriller e commedia, comicita e amarezza, serietà e divertimento: il tutto rende questa storia una summa del lavoro di Kitano.
Visivamente affascinante, magistralmente realizzato (indimenticabili le musiche di Keiichi Suzuki), contiene numerosi omaggi al cinema del passato (da Helzapoppin a Dancer in the Dark a I sette samurai) e, affidandosi completamente alla computer graphic per la creazione dei molti litri di sangue versati sullo schermo, anticipa quello che lo stesso Tarantino compirà all’interno dei sui “Kill Bill”. Ma Zatoichi, undicesimo film di Kitano, sarà soprattutto ricordato per la scena finale: un tiptap degno dei migliori musical di Broadway che vede coinvolto l’intero cast e costituisce un vero e proprio colpo di genio.
Tanti personaggi che intrecciano i loro destini, tanti generi cinematografici fusi in modo perfetto: un film indimenticabile
Commento di roberto70 | agosto 11, 2009
Fantasia e creatività a profusione caratterizzano questo piccolo gioiello che si conclude con un finale strepitoso.
Commento di brad | agosto 11, 2009
Bellissimo il trailer con la sua musica travolgente. Un film che evidenzia come Kitano non smetta mai di sorprendere.
Commento di plus | agosto 11, 2009
Un matrimonio riuscitissimo quello tra la regia di Kitano e le musiche di Suzuchi: sembrano nate all’unisono, l’una non può fare a meno dell’altra. Giusto definire il tip-tap finale “un colpo di genio”.
Commento di livani | agosto 12, 2009
Ritmo colore musica per uno spettacolo entusiasmante a metà strada tra Pirandello e dramma storico. Da vedere e rivedere
Commento di myra | agosto 20, 2009